La retorica del titolo
I titoli dei trattati di canto fermo usano un lessico ricorrente che indica le linee di forza del contenuto. Sin dal Cinquecento, le pagine di frontespizio suggeriscono l’intenzione di svelare i segreti della scienza del canto attraverso la lettura del metodo. In questo senso, il francescano Illuminato Aiguino usa il titolo La Illuminata... che, oltre a richiamare il suo nome, ha l'intento metaforico di significare l'acquisizione dei saperi grazie al suo trattato. In questa prospettiva va letto anche il volume dei Lumi primi del canto fermo di Marzio Erculeo (1686) e, in termini più generali, i trattati nei quali il titolo sottolinea la "chiarezza" espositiva:
Specchio... nel quale si vede chiaro... (1630)
Scola di canto fermo in cui s'insegnano facilissime, e chiare regole (1715)
Oltre alla "chiarezza" l'altra caratteristica dominante è quella della brevità. Qualsiasi sia la loro reale lunghezza, numerosi metodi caratterizzano in tal senso il loro contenuto - il trattato è allora "breve", o le regole mostrate sono "le più necessarie" -, o lo stile di redazione, come per esempio le Regole del canto fermo... registrate con brevità (1788) di Onorato Rosa da Cairano.
Parecchi titoli propongono un'altra caratteristica legata al concetto di brevità: la facilità. Se l'insegnamento del canto fermo era in precedenza noto per la sua difficoltà, anche per i chierici, una gran parte dei trattati promette l'acquisizione del sapere con facilità a seguito dell'adozione di un metodo razionale.
I caratteri di chiarezza e brevità furono associati da Liborio Mauro Cizzardi. Con un certo umorismo, il frontespizio del suo trattato stimola la curiosità del lettore con un titolo quasi misterioso : Il tutto in poco, overo il segreto scoperto (1615). Si deve leggere la parte più discreta del titolo per scoprire l'ambito proprio del libro !
In realtà i trattati italiani di canto fermo sono molto più lunghi e elaborati di quelli stampati nello stesso periodo in Francia. È giunto il momento di sfogliarli per scoprire quale concetto di "facilità" avessero in mente i trattatisti italiani.