Gli autori
A parte alcune personalità laiche (G. F. Cavalliere, il musicista G. L. Gregori e l'erudito D. M. Manni), gli altri autori di identità definibile sono tutti membri del clero. La ripartizione secondo la loro appartenanza religiosa mostra una netta evoluzione tra il secolo XVII e il secolo successivo.
Le due categorie più presenti sono quella dei Francescani (comprendente tutte le famiglie dell’ordine) e quella dei sacerdoti diocesani. I primi dominano la trattatistica seicentesca: tale situazione è conseguenza della riforma post-tridentina dell'ordine religioso e della possibilità data ai francescani di reggere le parrocchie. In seguito la tendenza si inverte a favore dei sacerdoti secolari. Tale evoluzione potrebbe rispecchiare lo sviluppo e il rafforzamento dei seminari diocesani durante il secolo XVIII.
Il collegamento a un ordine o a una diocesi non definisce totalmente l'identità degli autori. Accanto alla condizione religiosa, ognuno aveva una propria professionalità, cioè svolgeva delle funzioni che ne caratterizzava la posizione all'interno della comunità e in tal senso emergono diversi profili. Molti autori per esempio avevano una consuetudine quotidiana con il canto piano e anche quelli che si presentano solo come frati francescani possedevano comunque un sapere empirico del canto, consolidato grazie alla formazione ricevuta all'inizio del loro percorso religioso.
Francescani a parte, ci sono dei rari rappresentanti di altri ordini, come il monaco cassinese Zapata. Per quanto riguarda i sacerdoti secolari, alcuni occupavano funzioni di primo piano nelle chiese capitolari (Fedeli, Guisbarchi e Belli erano canonici), mentre altri esercitavano compiti più secondari (Brugnoli era mansionario di S. Petronio di Bologna; Cizzardi risiedeva nella chiesa collegiata di S. Vitale di Parma; Della Gatta figura come ebdomadario del duomo di Napoli; Lo Piccolo era un beneficiato del duomo di Palermo). Alcuni potevano anche svolgere mansioni relative al canto, come ad esempio Dionigi, "Guardacoro della Catedrale di Parma", o Rossino, "moderatore del coro" di S. Pietro in Montorio.
Altri autori figurano incaricati dell'istruzione dei giovani chierici del loro convento o della loro diocesi: Cantone si dichiara "maestro de' novizi" del convento di S. Francesco di Torino, mentre Perego a Milano e Porta Ferrari a Ferrara insegnavano il canto piano ai seminaristi. Nella presente categoria, si nota la presenza di un sacerdote perugino, Francesco Vittarini, che si presentava quale "maestro pubblico" di canto fermo.
L'ultima categoria è quella degli autori-musicisti stricto sensu. Molti mettono in evidenza di possedere un titolo di "maestro di musica" (Caposele, Pellatis, Scorpione), mentre altri si dichiarano più modestamente musicisti (Bismantova, Coferati, Foglietti).
Per la maggior parte degli autori, la pubblicazione di un trattato fu la sola esperienza nell'ambito della stampa liturgica. Va rilevata, tuttavia, la specializzazione di alcuni "canti-fermisti" come Francesco Maria Vallara. Dopo le sue Primizie di canto fermo nel 1700 (un volume il cui titolo indica lo scopo modesto), Vallara affidò alla stessa bottega modenese del Capponi la sua Scuola corale (1707). Poi si rivolse allo stampatore parmense Giuseppe Rosati per un terzo trattato, il Teorico-prattico del canto gregoriano (1721) e per una riedizione delle Primizie (1724). Così Vallara produsse una gamma completa di metodi, trasferendo progressivamente la loro pubblicazione a stampa da Modena a Parma, città dei sui protettori, sebbene egli vivesse a Mantova.